Lorenzo Calogero, "Come in Dittici"
Quando da l'albatro strano ad una lucida
scintilla dei crepuscoli eri un'idea
non più vicina, non più t'ascolto.
Una fuga di uccelli eri chiara nel folto,
dí alberi una china, un esiguo
fiorito stormo di occhi nel volto.
Fievole una gioia lentamente inclina
al fiore del limone e pigramente
a una favola.
So. Non altro eri tu chiamata
che una corolla negli orti del tempo
nel tempo del tuo riposo. La fuggevole
aria abbraccia sul labbro tuo mutevole
lo spazio che non ebbe mai un colore
o lo distingue da esso o è lontano
da te o è curioso.
Guardi
la serena essenza senza fine
o è rotta la voce cupa del tuo tempo,
a sommo rivolta, esatta,
ratta veloce nel senso del tuo sonno.
Tacita una salsedine si risveglia
o esala una marea. Declina
una notte mite fredda
lucida e la tramontana poi.
Se le monotone cose vuoi
la morte come una sera negli occhi
ti è sorella carnosa e vicina.
Altri tempi
non puoi implorare.
Come i dittici
la tua gioia il calore
dell'ultima brina.
(Il dipinto è del pittore abruzzese L. Antognetti)