martedì 2 marzo 2010

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Lorenzo Calogero, "Come in Dittici"



Quando da l'albatro strano ad una lucida

scintilla dei crepuscoli eri un'idea

non più vicina, non più t'ascolto.

Una fuga di uccelli eri chiara nel folto,

dí alberi una china, un esiguo

fiorito stormo di occhi nel volto.

Fievole una gioia lentamente inclina

al fiore del limone e pigramente

a una favola.

So. Non altro eri tu chiamata

che una corolla negli orti del tempo

nel tempo del tuo riposo. La fuggevole

aria abbraccia sul labbro tuo mutevole

lo spazio che non ebbe mai un colore

o lo distingue da esso o è lontano

da te o è curioso.

Guardi

la serena essenza senza fine

o è rotta la voce cupa del tuo tempo,

a sommo rivolta, esatta,

ratta veloce nel senso del tuo sonno.

Tacita una salsedine si risveglia

o esala una marea. Declina

una notte mite fredda

lucida e la tramontana poi.

Se le monotone cose vuoi

la morte come una sera negli occhi

ti è sorella carnosa e vicina.

Altri tempi

non puoi implorare.

Come i dittici

antichi autentici disgiunge

la tua gioia il calore

dell'ultima brina.



(Il dipinto è del pittore abruzzese L. Antognetti)