mercoledì 5 aprile 2006

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Edoardo Sanguineti,
da "Novissimum Testamentum"


nell'anno novecento e ottanta e due,
sul principio del mese di novembre,
gabbati i santi, e gabbati anche i morti,
tra le ore diciassette e le diciotto,
questo settimo giorno, che è domenica,
io qui presente sottoscritto, in Como,
dentro i locali della Media Foscolo,
novanta e nove di via Borgo Vico,

pubblicamente dichiaro e certifico
che per sempr rinuncio all'universo:
testimoniate per me, per un'ora,
e per un'ora, con me , vigilate:
se oggi chiudo e sbaracco e mollo e stacco,
getto la spugna e faccio il punto e a capo,
sarà perché tengo ragioni buone,
che tutte non le vengo a raccontare:

(... )

a quella cara donna, dunque , mia,
che già, nel nome, luce mi significa
e che i miei giorni, in fatto, ha illuminato,
ma che mi perdo, intanto, nel mio buio,
comunque lascio, per ricordo mio,
una cosa più lieve che la brina
più vana ancora che la ragnatela,
più niente assai che, dentr0 un'acqua, il buco:

dico che lascio parole d'amore:
dico quelle che scrissi e che non scrissi,
dico quele che dissi e che non dissi,
quelle pensate e quelle non pensate
ma che a pensarci, però, ci pensavo:
qundo avrò lingua di cenere e di polvere,
con quattro corde di vermi vocali,
ci potrà fare, quella, il suo conforto:

(...)

la vita ci consuma, e come un'acqua
che si arrotonda le più quadre pietre,
così ci rode e morde e spolpa e spompa
e spoglia e sbuccia e succhia, e ci smidolla:
noi l'uomo vivo, fa di pasta frolla:
e come ghiaccio, che nel caldo ammolla,
scioglie i muscoli e i nervi in triste colla,
mentre ci svena il sangue a bolla a bolla:

(...)

qui mi è alla fine il mio inchiostro, signori
e qui si va spegnendo la mia voce:
così la taglio, la mia tiritera,
che in ogni caso, già si è si fatta sera:
altro, per oggi, né dico né scrivo:
lascito mafro avrete rimediato,
ma magro è l'uomo che l'ha rilasciato
.....


*** Il dipinto è dai Portraits di Picasso

lunedì 3 aprile 2006

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Odisseas Elitis, da "Elegie"


Venerdì sempre piovoso

Più vecchio del tempo quasi giacimento
d’oro, che cosa
Avrà mai brillato nel fango della tua
mente tanto che
Ora si fa visibile il mai inviato e mai còlto
E senza età sono colori o odori
La tua vita dunque comincia, ecco:
Sabato domenica lunedì martedì

Ma celeste il più commovente,
mercoledì giovedì
Arriva il suono degli animali che
bevono già avanzati nell’oro
Là un Dio miceneo appicca
Un incendio di bianca bellezza
dopo che se ne andarono gli Eroi
E i suoni arrivano intatti
Sabato domencia lunedì martedì

Flora celeste Medusa e Terra
Come un albero di fiori dentro le onde
Delle voci musicali l’amore trema
L’uno o il due che si perdono e
resta sospeso il vento
Prima che nella fornace si senta
il vermiglio
Sabato domenica lunedì martedì

Ma gli oracoli, mercoledì giovedì,
agiscono con l’argento di Maria
e conchiglie
La notte quando hanno via libera i sensi
E li credi leggi dell’universo
Qua e là la grande testa del
Sacerdote e poi
La campana della luna sulla cancellata
Epsilon iota alfa dall’Eternità.



*** il dipinto "Le tre madri " è di Guido Gonzano

domenica 2 aprile 2006

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Paolo Ruffilli, " Diario di Normandia - 1990"


vecchie ville normanne
tra orti di meli
erba sabbia acqua
cielo panna celeste
azzurro lapislazzuli
turchino
celeste panna latte...

Trouville, Calvados: 8 agosto

Ombra densa
per le ortensie di Trouville.
La scìa di umido
non si disperde
neppure a mezzogiorno.
C’è odore di torte e di biscotti
sulla strada del passeggio.
La coppia al tavolino
è silenziosa:
bevono liquori e
mangiano frutti di gelatina
uno ha lineamenti regolari,
senza barba, e la pelle
con rapide striature,
tormenta con la mano
l’involucro della confettura.
L’altro è più giovane
e sorride al cameriere
tutte le volte che passa,
posa le dita tra i dolci
e si lascia sfiorare, distratto.
Il cane fa da padrone
su e giù per la veranda
intorno a ogni cliente.
Sale dal mare all’improvviso
un filo d’aria,
tra i tavoli di ferro
che sanno di ruggine lavata,
sotto le tende a righe.

(Dicono che quando
l’aria taglia dal mare,
gonfiando le tende
e i chiusi ombrelloni del viale,
è tempesta senz’altro
nel volgere di un’ora).

(di scale di volte di tono
nel suono nel cono di luce
s’arresta si rende al suo volo
spiccato tirato librato
di piuma di foglia
di freccia di lampo di fuoco)

(Nulla tra le mani.
Nulla che ti assicuri,
per dispetto? No,
piuttosto per fortuna,
di un luogo, di una storia.
Di un domani…)

(Ti accorgi all’improvviso
che le cose riescono a distrarti,
a tratti per lo meno, dall’ansia
e a porre tra te e la vita
lo spazio necessario a contemplarla.)

(In fondo, se ci penso,
tra riflessioni e piani
che faccio scivolare
volentieri a domani,
per dare ordine e senso
al caso,
su cosa poggia
l’idea che ho io del mondo?
Su un dito
dentro al naso.)

(Aspetta che il mare
sia diventato piscio
e allora capirai in extremis
cos’è un naufrago
che cede, inerte e nauseato,
alla fatica dei suoi remi.)



***il dipinto è di Claude Monet