Mario Luzi. "Croce di sentieri"
Sfuma l'acqua precipite i pendii,
più le siepi non ronzano e le more
si coprono di bruma. Tu devii
dalla tua ombra, a poco a poco è sera.
Vaghe, più vaghe errano dietro un velo
di polvere le vespe, i cani ansanti
e le viottole: l'aria intorno al melo
s'annebbia, un breve spirito trascorre.
I ruscelli profumano di miele
e di menta svanita sotto i ponti
minuscoli ove passi insieme al sole
ed ai lenti colori della vita.
Dietro i tuoi quieti passi che mi lasciano
qua seduto sull'argine nel bianco
splendore della polvere, che fugge,
che si stacca per sempre dal mio fianco?
La voce dei pastori nelle gole
dei monti si raggela, dalla selva
esce fumo e si tinge di viola,
le mie vesti si velano di brina.
(il dipinto è di Caspar Friedrich "Altare diTeschen"Croce in Montagna)
Le terre della poesia
lunedì 30 gennaio 2006
martedì 17 gennaio 2006
Leonardo Sinisgalli, "Alla mia Lucania"
Al pellegrino che s’affaccia ai suoi valichi,
a chi scende per la stretta degli Alburni
o fa il cammino delle pecore lungo le coste della Serra,
al nibbio che rompe il filo dell’orizzonte
con un rettile negli artigli, all’emigrante, al soldato,
a chi torna dai santuari o dall’esilio, a chi dorme
negli ovili, al pastore, al mezzadro, al mercante
la Lucania apre le sue lande,
le sue valli dove i fiumi scorrono lenti
come fiumi di polvere.
Lo spirito del silenzio sta nei luoghi
della mia dolorosa provincia. Da Elea a Metaponto,
sofistico e d’oro, problematico e sottile,
divora l’olio nelle chiese, mette il cappuccio
nelle case, fa il monaco nelle grotte, cresce
con l’erba alle soglie dei vecchi paesi franati.
Il sole sbieco sui lauri, il sole buono
con le grandi corna, l’odorosa palato,
il sole avido di bambini, eccolo per le piazze!
Ha il passo pigro del bue, e sull’erba
sulle selci lascia le grandi chiazze
zeppe di larve.
Terra di mamme grasse, di padri scuri
e lustri come scheletri, piena di galli
e di cani, di boschi e di calcare, terra
magra dove il grano cresce a stento
(carosella, granturco, granofino)
e il vino non è squillante (menta
dell’Agri, basilico del Basento)
e l’uliva ha il gusto dell’oblio,
il sapore del pianto.
In un’aria vulcanica, fortemente accensibile,
gli alberi respirano con un palpito inconsueto;
le querce ingrossano i ceppi con la sostanza del cielo.
Cumuli di macerie restano intatte per secoli:
nessuno rivolta una pietra per non inorridire.
Sotto ogni pietra, dico, ha l’inferno il suo ombelico.
Solo un ragazzo può sporgersi agli orli
dell’abisso per cogliere il nettare
tra i cespi brulicanti di zanzare
e di tarantole.
Io tornerò vivo sotto le tue piogge rosse.
tornerò senza colpe a battere il tamburo,
a legare il mulo alla porta,
a raccogliere lumache negli orti.
Udrò fumare le stoppie, le sterpaie,
le fosse, udrò il merlo cantare
sotto i letti, udrò la gatta
cantare sui sepolcri?
martedì 10 gennaio 2006
al gomitolo del tuo cuore
la cima del distacco
e l'avrai tagliata all'ancora
avvinta allo scoglio
questa ti stringerà la gola
Ti morderai le labbra
ed avranno il sapore del mare
gli occhi arrossati
La barca della vita
ti porterà
lontano...